Fra i tanti meravigliosi monumenti presenti in Puglia la Basilica di Santa Caterina d’Alessandra, situata nella località di Galatina, merita sicuramente una visita. La sua bellezza è tale che il famoso critico d’arte Vittorio Sgarbi ne ha tessuto più volte le lodi. Ma quali sono le vicende che hanno portato alla costruzione di questo edificio?

Risalente agli ultimi decenni del 1300, la Basilica fu voluta da Raimondello Orsini, esponente dell’omonima famiglia nobile che, in quegli anni, era piuttosto importante in territorio pugliese. Secondo la leggenda fu proprio lui a portare a Galatina il dito di Santa Caterina, una delle reliquie più importanti conservate nella chiesa.

Un esterno dallo stile unico

La costruzione dell’edificio fu ultimata nel 1391, come si può leggere ancora oggi guardando l’architrave di una delle entrate laterali della chiesa, quella che si trova a sinistra.

Osservando l’esterno della Basilica si viene immediatamente colpiti dalla grande mescolanza di stili che lo caratterizza: il più prominente è quello Romanico, che in Puglia ha subito l’influenza di architetture bizantine. Ma è presente anche un’altra tendenza, che nel secolo XIV si stava facendo strada in tutta Europa: il Gotico. Anche questo stile è influenzato da culture differenti rispetto a quella pugliese, in particolare quella normanna, presente già da diverso tempo nel Meridione.

Concentrandosi sulla facciata, si può notare come questa sia costruita secondo i caratteristici canoni del Romanico, includendo tre portali dove la pietra leccese è stata squisitamente lavorata.

In particolare, quello centrale presenta un meraviglioso bassorilievo dove viene rappresentato Gesù fra i Dodici Apostoli, con una figurazione che rimanda ai sarcofagi di età antica.

L’interno della Cattedrale: uno splendore senza rivali

Appena entrati nell’edificio, la prima caratteristica che si nota è quanto questo sia di ragguardevoli dimensioni: in particolare, la navata centrale (in totale ce ne sono cinque) è più ampia e maestosa, permettendo al visitatore di visualizzare immediatamente l’abside centrale. Questo non è l’unico: la chiesa ne vanta ben cinque, uno alla fine di ogni navata.

Lo stile gotico torna anche negli interni attraverso l’utilizzo di archi a sesto acuto, così come nella presenza di numerosi fasci di colonne. Alcune di queste hanno la funzione di reggere dei costoloni che formano la volta a vela: proprio dipinti su questa superficie si hanno delle opere di grande pregio.

Lungo le pareti, invece, ci si imbatte nei monumenti funerari dei Raimondello Orsini e della moglie, Maria d’Enghien, che vollero essere sepolti nella Cattedrale costruita e decorata per loro volontà.

Gli affreschi di Galatina: una meraviglia della pittura italiana

Solamente gli affreschi bastano a giustificare l’importanza che, ancora oggi, si dà a questo edificio tanto da paragonarlo alla Basilica di Assisi.

Fatti realizzare su commissione da Maria d’Enghien, questi lavori a fresco furono completati a metà 1400, seguendo un rigido schema per dividere gli episodi rappresentati.

I cicli pittorici vanno osservati a partire dall’ingresso principale per arrivare infine all’abside: così facendo si hanno rispettivamente il ciclo dell’Apocalisse, della Genesi, quello ecclesiologico, cristologico, angeologico, agiografico e mariologico.

Ma la Basilica non presenta solo episodi della letteratura cristiana: sparsi per l’edificio, infatti, si possono trovare altri affreschi che rappresentano figure singole come le Virtù cardinali e quelle teologali.

Gli autori di queste pregiatissime opere pittoriche erano per la maggior parte artigiani locali, anche se è possibile che siano arrivati maestri direttamente dalla Toscana. La presenza di influenze giottesche, infatti, fa pensare che, memori degli affreschi presenti ad Assisi, diverse maestranze operanti in quell’ambito abbiano accolto l’invito a Galatina posto da Maria d’Enghien.