La Città Eterna vanta una storia millenaria come dimostra il suo patrimonio storico e artistico: passeggiando per la città si incontrano siti archeologici della Roma Imperiale, monumenti rinascimentali, piazze da cartolina e chiese.

Da centro della cristianità, la mente corre subito alla Basilica di San Pietro, eppure sono tante le chiese romane che meritano una visita e tra queste spicca la Chiesa di Santa Maria in Cosmedin.

L’origine di Santa Maria in Cosmedin

La chiesa di Santa Maria in Cosmedin sorge a due passi dal Circo Massimo e dal Roseto di Roma Capitale, in quella Piazza della Bocca della Verità che un tempo era occupata dal Foro Boario: questo luogo, come dimostrano i reperti ellenistici e micenei rinvenuti, era abitata molto prima della nascita di Roma.

La chiesa, nel suo nucleo originario, risale al VI a.C. ed era sostanzialmente destinata a ospitare i monaci basiliani in fuga dall’oriente durante la guerra iconoclasta. È composta da due antichi edifici: la Statio Annonae di età flavia che aveva lo scopo di distribuire cibo ai romani e l’Ara Maxima Erculis Invicti. Presso quest’ultimo i mercanti ellenici eseguivano le proprie trattative sotto la protezione dell’eroe greco, e alcuni blocchi tufacei parte dell’edificio sono oggi visibili nella cripta della chiesa realizzata in età adrianea.

Santa Maria in Cosmedin ha subito nel corso dei secoli numerosi rifacimenti ma l’aspetto odierno ricalca quasi esattamente quello che la chiesa aveva tra il VIII e il XIII secolo. Si pensi che nel ‘700 fu realizzata un’altra facciata barocca assai bella che però, un secolo dopo Giovenale, venne rimossa per ripristinare lo stile medioevale originario.

Le ricchezze di Santa Maria in Cosmedin

Il curioso nome della chiesa deriva dal greco kosmidion, ovvero ornamento: sono infatti moltissime le bellezze custodite all’interno della chiesa, composta da tre navate separate da pilastri e da 18 colonne, di cui dieci provenienti dalla Statio Annonae con tanto di capitelli corinzi. Sopra c’è un sobrio soffitto ligneo a capriate, sotto si tende uno splendido pavimento cosmatesco a mosaico con ori e smalti a renderlo sfavillante.

Il visitatore potrà ammirare poi un coro rialzato, il trono episcopale con braccioli leonini e disco in porfido sullo schienale e la Schola Cantorum voluta da Callisto I.

Punto focale di Santa Maria in Cosmedin è il pregiato baldacchino gotico, opera duecentesca di Deodato di Cosma: al di sotto del ciborio si trova l’altare maggiore in granito rosso risalente al 1123 dove sono custodite le reliquie dei santi Ilario, Cirilla e Coronato.

Prima di lasciare la chiesa è consigliato vistare la sagrestia dove è custodito un frammento di un prezioso e antichissimo mosaico raffigurante l’Adorazione dei Magi, commissionato da Papa Giovanni II: sono ben riconoscibili Gesù Bambino, la Vergine seduta sul trono, un angelo e un braccio che porge una stoffa arancione e una scatola.

L’esterno della chiesa e la Bocca della Verità

La facciata sorge ai piedi di quello che è considerato uno dei più bei campanili di Roma, risalente al XII secolo, alto ben sette piani e decorato con trifore, bifore e maioliche. Alle spalle del protiro realizzato in epoca adrianea, si apre il bellissimo portico a sette archi sotto il quale sono custoditi resti di affreschi della Natività e dell’Annunciazione e il monumento funebre di Alfano.

Il portico di Santa Maria in Cosmedin cela però anche una delle attrazioni più curiose di tutta Roma, ovvero la Bocca della Verità che fino al 1632 si trovava nell’antistante piazza. Si tratta di un mascherone in marmo pavonazzetto, raffigurante un volto barbuto con naso, bocca e occhi traforati, le cui sembianze ricordano a molti il Dio del Mare mentre ad altri un fauno.

La Bocca della Verità era con molta probabilità una pregiata copertura di un tombino della celeberrima Cloaca Massima, una delle fogne più grandi di tutta Roma.

Ciò che rende la Bocca della Verità così famosa sono le presunte proprietà divinatorie di cui sarebbe dotata: in passato, soprattutto nel medioevo, si credeva che per sapere se una persona mentiva era necessario che infilasse la mano nella bocca e se la tirava fuori incolume era sincero, se era troncata era bugiardo. Sono molti i turisti che continuano a farsi immortalare con la mano nella bocca del mascherone, inoltre, anche nella stessa guida turistica medioevale per pellegrini “Mirabilia Urbis Romae” si consigliava una visita alla Bocca della Verità.